SOTTO LA GUIDA DI MARIA SANTISSIMA (1717-1727)
Il suo spirito dimora ormai in cielo, ma i piedi poggiano sulla terra più che mai per effetto di quella armonia che si produce, quando l’invasione di Dio è completa. Appare dotata del dono del consiglio e di un senso della realtà che nessuno le avrebbe attribuito.
Le suore della comunità la vogliono come badessa, e ottengono ciò dal Sant’Ufficio, dopo un’ultima e veramente inumana prova e umiliazioni impostele dal padre Crivelli, con l’autorità del vescovo nell’anno 1714. Il Sant’Ufficio manterrà però la proibizione di uscire alla grata, se non per esaminare la vocazione delle candidate. Una misura che le piace, giacché da tempo aveva desiderato l’incomunicabilità con l’esterno.
Fu eletta il 5 aprile 1717. Non si pentirono le suore del voto dato; anzi la rieleggeranno ripetutamente fino alla sua morte. Cominciarono subito ad affluire le vocazioni in tal numero che fu necessario alzare il numero fissato dal breve di fondazione; e aumentavano pure le elemosine, tanto che prima di finire l’anno, iniziarono i lavori di costruzione di una nuova ala del monastero. Tutto fu pagato dalla sola Provvidenza.
Il suo grande amore per la povertà, che le costò, all’inizio, di essere perseguitata come «riformatrice», non le vietò di discernere l’importanza di realizzare un’istallazione di distribuzione di acqua, malgrado l’opposizione delle suore anziane. Così mise fine a quell’incessante portare secchi d’acqua… e fino a oggi, possiamo leggere nella Cappella di San Francesco l’iscrizione latina che fece, invitando le suore a «versare le loro preghiere per i benefattori con la stessa continuità con la quale scorre l’acqua della fontana».
Comunque i maggiori successi li ebbe nel regime interno della Comunità. Un gruppo di suore, piccolo all’inizio, poi maggioritario, ricevette l’influsso del suo magistero spirituale. Ne citiamo qualcuna: Suor Clara Felice, sua compagna nel mettere il cordone, e che la vide una volta, nel noviziato, in estasi; suor Marianna, che amava pregare con lei per la conversione dei peccatori; suor Anna Mazzocchi, una delle fondatrici, che era la sua solita compagna nelle processioni notturne; suor Maddalena Boscarini, che le era compagna nel flagellarsi nella Cappella di San Francesco; suor Giacinta, che la legava di notte sulla croce; e specialmente la oggi beata Florida Cevoli, sua vicaria e imitatrice delle sue virtù.
Tutte le novizie, che stettero sotto il suo governo, le conservarono una confidenza filiale e camminarono eroicamente nella via che Veronica aveva loro insegnato.
Veronica tutto attribuisce alla guida immediata della Madonna, che le ha promesso di essere la superiora; la Santa, infatti, subito dopo l’elezione, aveva messo davanti alla sua immagine le chiavi del monastero, la regola, e il sigillo dell’Ordine dicendo alle suore: «Eccola, eccola la nostra abbadessa».
«Figlia sta posata: Sono io la superiora, non ti mancherà niente. Poni tutte le tue speranze in me, abbi fede, non pensare a niente, sta ferma nella Divina Volontà, vivi quieta… Me ne incarico io, secondo i tuoi desideri; tutto procederà per il meglio».
È persuasa che è Maria SS.ma a portare le candidate, a muovere la volontà dei benefattori, a dare docilità alle suore, e soprattutto a ispirarla come deve comportarsi in ogni cosa. La sente presente in modo particolare quando presiede il capitolo detto “delle colpe”, che è di notevole efficacia proprio perché Maria Santissima le và suggerendo quanto deve dire ad ognuna e le esortazioni ardenti che dirige a tutte. Le suore se ne accorgeranno spesso dopo, come risulta in questo passo del Diario:
«…Ivi, a’ piedi di Maria SS.ma, risolviamo tutte di mutar vita, per arrivare alla vita di vere e sante religiose; pregate per me meschina».
«Alla vicaria dissi che vada spesso alla piaghe di Gesù ed al cuore addolorato di Maria; e che rifletta chi ha piagato il figlio ed ha addolorato la madre».
«È vero che sono stati i peccati di tutto il mondo, ma in specie, i nostri. Ognuna di noi si specchi qui, cioè nelle piaghe di Gesù, nel cuore di Maria. Risolviamoci a mutare vita. Così sia».
«Nel cominciare il Te Deum, mi accorsi di aver fatto il capitolo. Sia tutto a gloria di Dio e di Maria SS.ma! Ella ha detto e fatto tutto».
Certe volte, Maria è fisicamente e realmente presente al suo posto. Le suore attesteranno che il timbro della sua voce era così soave da incantarle.
«Veronica della Volontà di Dio, figlia e professa di Maria Santissima» vive oramai celebrando ogni giorno la vittoria dell’Amore. Si trova stabilizzata nel sì e nel no: sì alla volontà divina in fedeltà eterna; no all’«umanità», ad ogni soddisfazione e aspirazione egoistica.
L‘esperienza della «grazia delle tre grazie» – unione, trasformazione, sposalizio celeste – che dal 1714 riceve ad ogni Comunione, totalizza l’operazione divina nella sua anima. È un saggio anticipato del convito eterno dell’Amore, così intimo, così superiore a tutto quanto finora sperimentato, inenarrabile… l’intero Diario è pieno di questo Dio «pazzo d’amore», questo «oceano di pace e d’amore» nel quale «nuotava», quando la rapiva a Sé… questo Dio regnante, dominante, operante, inenarrabile, incomprensibile, infinito… bisogna davvero leggere queste pagine celesti!
D‘altra parte, scrivendo ancora il Diario per obbedienza, vede che tutto le sfugge dalla memoria, lei che prima poteva descrivere ogni particolare. Perciò, dopo il 1720, ricorre all’ausilio di Maria SS.ma, e, cosa mai udita, la Mamma Celeste le và dettando quanto deve riferire… sono delle pagine di grande luminosità, che avranno fine il 25 marzo 1727, quando Maria le dirà per l’ultima volta: «Fa punto!».
Abbiamo così sette anni di scritti provenienti dalle labbra della Madre di Dio!
Non dobbiamo pensare però che tutto fosse soavità di Paradiso. Veronica va nel patire sino alla fine. Ed è un patire in uno spoglio totale, senza sapere di fare la Volontà di Dio. È un nuovo patire inconscio, molto diverso e più profondo di quell’altro «patire con sentimento». Questo è «puro patire! ». La coscienza però della sua missione espiatrice non solo non viene meno, ma prende nuovo impeto nel triplice «Sì, sì, sì! Più, più, più!». Crocifissa fino alla fine, dalle sue piaghe sgorga ancora sangue il 17 settembre 1726, festa delle stimmate di san Francesco.
Approfittiamo, a questo punto, di questa festa francescana per aprire una parentesi di non poca importanza sull’amore che Santa Veronica aveva per i santi, ricorrendo spessissimo, umilmente e in tutto, alla loro intercessione. Naturalmente il primo posto va a san Francesco d’Assisi, «il Padre Santo», e santa Chiara «la santa Madre». Riceveva ogni anno nella festa dell’uno e dell’altra delle grazie straordinarie. Occupavano anche posti speciali san Giuseppe, santa Teresa d’Avila, santa Caterina da Siena, santa Rosa da Lima, e tanti altri come san Filippo Neri, sant’Ignazio di Loyola, san Francesco Saverio, sant’Antonio di Padova, san Bonaventura, san Florido protettore di Città di Castello, san Giovanni Evangelista, sant’Andrea Apostolo il cui saluto alla Croce – O Buona Croce! – tanto le piaceva. Caso a parte è quello di san Paolo che chiamava «il mio san Paolo» come vedremo più avanti.
Non possiamo nemmeno tralasciare il ruolo importante dell’Angelo Custode che non manca mai accanto a Santa Veronica: è lui che la rialzava quando cadeva sotto il peso della croce; la difendeva, quando i demoni l’assalivano; l’assisteva nelle ore tremende dei giudizi particolari, come in quelle gioiose dello sposalizio; alcune volte le comunicava in nome di Gesù; era l’ambasciatore di Maria Santissima presso la Santa quando l’obbedienza le imponeva di essere in due posti nello stesso tempo: prendeva forma di luce bianca, pensava alla dispensa, faceva cuocere gli alimenti …
Verso la fine della sua vita, acquistata una santità più alta, poiché era assalita più forte che mai dall’inferno, vari Angeli furono inviati a custodirla: «Miei Angeli», scrive, infatti, nelle sue note; sono essi che la accompagnavano nelle sue visite all’inferno. Era così riconoscente e devota agli Angeli Custodi fino a meritare che le fosse rivelato, da parte di Dio, questo mirabile fatto: all’elezione di ogni nuovo Sommo Pontefice, il cielo gli concede altri dieci Angeli Custodi per assisterlo; notizia che fece piangere di gioia e di commozione l’ormai beato Papa Giovanni XXIII, quando volle leggerla personalmente.
L‘atto finale, dunque, di questa crocifissione sono i trentatré misteriosi giorni che precedono la morte, da lei stessa preannunciati nel 1694 al confessore, e che iniziarono il 6 giugno con sofferenze indicibili. Era una agonia continua fino al 9 luglio 1727 quando la sua anima volò in cielo, solo per obbedienza. Infatti le suore e il confessore la assistevano senza capire come mai fosse ancora in vita, guardando supplichevolmente il padre confessore. Aveva prima raccomandato loro di osservare la cara Regola dell’Ordine, d’essere ubbidienti alla Carità Divina, di volersi bene l’una con l’altra; poi diede loro a baciare il Crocifisso.
Il padre confessore intuì finalmente che quest’anima che aveva sempre vissuto nell’obbedienza non poteva morire che nell’obbedienza. Commosso, gliela diede, tra il pianto delle consorelle che la videro sorridere loro per l’ultima volta.
“Già vi conosco che mi chiedete l’obbedienza per morire. Se così è, ed è volontà di Dio, ve la concedo“. E la sua anima benedetta volò in cielo subito, bianca come una colomba!
Le sue ultime parole furono: «L’Amore si è fatto trovare! Questa è la causa del mio patire. Ditelo a tutte, ditelo a tutte! È morta la Santa! È morta la Santa!», si ripeteva nella città, tra il concorso della gente e il suono delle campane. Tutta la città fu in movimento; quando il popolo poté finalmente entrare in chiesa, avvenne un tumulto tanto grande che la salma fu riportata nell’interno del monastero.
All’indomani, durante i funerali solenni erano presenti tutta la nobiltà, il governatore, il clero… era una vera glorificazione. Nonostante la sua vita nascosta, la sua fama e stima erano quasi mondiali fin da allora: basta ricordare che il duca di Toscana e l’Imperatore Carlo II dovettero accontentarsi di inviarle ambasciatori per implorare i suoi lumi e aiuti; solo “Violante di Baviera” ottenne di entrare nel monastero ed ebbe gli occhi guariti appena vide le stimmate.
Iniziò presto il processo di introduzione della Causa, con delle testimonianze orali delle suore, confessori, medici… testimonianze insolite e quasi mai udite. Il 25 aprile 1796 fu dichiarato il decreto apostolico sull’eroicità delle virtù. Il 17 giugno 1804, Veronica fu beatificata da Pio VII e Città di Castello celebrò l’evento con grande concorso di fedeli esultanti nel rendere omaggio a quella che essi consideravano l’onore della Chiesa e la gloria del paese.
Lungamente ritardata a causa di ogni genere di avversità nel campo sociale, la canonizzazione ebbe luogo il 26 maggio 1839, sotto Gregorio XVI, per la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. E all’uomo razionalista di oggi che potrebbe pensare che tutti questi fenomeni mistici soprannaturali descritti nel Diario non siano che fantasie di donne, rispondono i fatti storici e scientifici: Prima dei funerali, il vescovo convocò il governatore Torregiani, il pittore Angelucci, il medico Bordiga, il chirurgo Gentili, il cancelliere Fabbri, il notaio principale, i confessori del monastero e i principali della città per procedere all’autopsia. Estrassero il cuore alla morta e glielo aprirono. La piaga era tanto profonda che lo attraversava da parte a parte. Esisteva da trent’anni e contrariamente alle leggi della biologia, era sempre viva; invece del fetore che si poteva aspettare, ne uscì un profumo estasiante.
Esaminarono il cuore: che videro? Videro riprodotta nella carne la descrizione fatta anni addietro dalla Santa; vi erano stampati: la Croce, la corona di spine, la lancia e la canna legate insieme, l’iscrizione, i martelli, i chiodi, lo stendardo di Cristo Re, le due fiamme simboleggianti l’amore di Dio e l’amore del prossimo, le sette spade dell’Addolorata, e le iniziali del Nome di Gesù e di Maria con quelle delle grandi Virtù. L’autopsia rivelò altre cose straordinarie come la miracolosa incurvatura dell’osso della spalla…
La storia aveva mai riferito una simile meraviglia?
Il miracolo vivente è ormai in cielo. Ci rimane la sua fortissima intercessione, il suo santo corpo, tanti miracolosi oggetti e santi ricordi, e specialmente il suo incomparabile Diario, chiamato appunto “un tesoro nascosto”.
Lettori, muovetevi a visitarla, a conoscerla, a pregarla e ad amarla! Vale veramente la pena! Potrebbe essere uno degli incontri più importanti della vostra vita!