PURIFICAZIONE (1677-1697)
Appena entrata in monastero, iniziò la lotta: «La prima notte che fui vestita di quest’abito, io stavo un poco sossopra per la novità e la mutazione che avevo fatto. Quando mi vidi fra queste mura, la mia umanità non sapeva quietarsi; ma dall’altra parte, lo spirito stava tutto contento… Ogni cosa gli pareva poco per amar di Dio».
In queste poche parole troviamo quasi un riassunto della sua vita futura: lotta tra quello che chiamerà “umanità”, che è la «parte inferiore», «nemica del bene, amante della propria comodità, lamentosa, brontolona, restia al patire, alle rinunce, al sacrificio, all’umiliazione, all’obbedienza», e tra “lo spirito”, che è la «parte superiore» che si apre alla luce e all’azione divina che lo attira, lo governa, gli comunica forza e generosità; tende sempre verso l’alto, e vorrebbe avanzare senza fermarsi per la strada del puro patire, dell’accettazione della pura Volontà di Dio.
Con l’umanità si accordano i sensi, l’amor proprio, la prudenza umana e tutti i sentimenti che derivano dall’affermazione del proprio io. Nello spirituale, si mostra avida di consolazioni, di quiete amorosa, mentre trema e «alza il grido fino alle stelle» ogni volta che si presenta il tormento dell’aridità, dell’abbandono di Dio, delle tentazioni.
«Tra lo spirito e l’umanità non è possibile la pace». In realtà non è altro che una versione del binomio carne-spirito di san Paolo: «I desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge, e neanche lo potrebbero» (Rm 8, 6). Carne: l’insieme delle tendenze egoistiche del “Vecchio Adamo”; spirito: l”‘uomo nuovo” rivestito da Cristo, che «cerca le cose di lassù e non quelle della terra» (Gal 3, 1-2).
Veronica ha dedicato a questa lotta drammatica pagine piene di vivacità, perfino di buon umore, celebrando festosamente le resistenze, i lamenti e le lacrime dell’umanità sotto il rigore delle esigenze dello spirito. Ripete molto spesso: «L’umanità piangeva, lo spirito giubilava».
La grazia si mise subito all’opera: appena nel monastero, Veronica vide il Signore «fare festa» con la corte celeste dicendo: «Questa è già nostra» e le chiese: «Dimmi che cosa vuoi?» Veronica gli chiese tre grazie: «La prima che mi facesse grazia che io vivessi secondo che richiedeva lo stato (di vita religiosa) che avevo intrapreso; la seconda che io non partissi mai dal Suo Santo Volere; la terza che mi tenessi sempre crocifissa con Lui. Tutto mi promise concedermi e mi disse: “lo t’ho eletta per gran cose, ma ti converrà patire di molto per Mio Amore“. E quest’ultima parola restò così impressa nella mia mente, che tutti gli anni trascorsi mi ha servito d’aiuto».
E ci voleva veramente; perché mentre ella baciava l’abito e le mura ringraziando il Signore della grande grazia di averle dato l’abito, l’umanità e il demonio iniziavano immediatamente il loro spietato attacco:
– Sentiva ripugnanza per il luogo: il monastero, la cella gli parevano un sepolcro, una prigione. Tutto le pesava fino a pensare di fuggire dal tetto. Ripugnanza per il lavoro: domestico e manuale, ai quali non era abituata.
– Ripugnanza della preghiera: abituata a cercare il suo Dio con spontaneità, si vede ora in un ritmo comunitario monotono, prestabilito nei minimi particolari, nei quali l’uniformità è un valore primario e la spontaneità è tacciata di singolarità. Solo più tardi scoprirà il senso della regolarità e dell’osservanza uniforme, che coltiverà gelosamente in sé e nelle altre.
– Ma specialmente ripugnanza per le persone: più costoso ancora fu il suo inserimento nella realtà della convivenza comunitaria sentiva certe sue confidenze divulgate … perse fiducia si chiuse alla maestra, alla superiora, perfino al padre confessore; scriverà: «Non solo non dicevo con la superiora e la maestra, ma nemmeno con il confessore. Stetti tre mesi che non mi confessò».
«Dicevo qualche difetto o mancamento, ma di fastidi e tentazioni non dissi mai niente, e provavo battaglie giorno e notte… oh quante pene ho passato per via di ciò! Il demonio mi tentava ogni volta più su questo punto del tacere con il confessore… », Piangeva a lungo nelle notti…
Si capirà più tardi che il demonio giunse perfino ad assumere le sembianze della maestra e consigliarle di non aprirsi al confessore, ordinando di tenere ciò in segreto … e a prendere anche le sue sembianze per aizzare altre suore contro la madre superiora, la quale, credendo a ciò, le diventerà ostile, affrontandola con freddezza e silenzio.
Il demonio aveva presentito e iniziato la lotta con la sua futura grande nemica.
E che dire dei sensi? Quanta fatica per vincere se stessa di fronte alle ostilità e gelosie di certe suore: «Il mio senso sentiva ciò tanto al vivo, e non voleva star fermo. Cercavo di pensare alla Passione del Signore, e dicevo fra me stessa: ‘Veronica, ricordati che sei venuta per patire, però sta cheta…’. Sentivo che il senso apprendeva più di quello che non era, e voleva riscaldarsi un poco; ma con l’aiuto di Dio, la passavo bene. Cercavo di non mostrare niente, e facevo tutto l’opposto di quello che l’umanità e il senso volevano… io mi sentivo crepare lo stomaco della violenza… » e si accusava nel suo Diario della sua poca umiltà: «Tutto però veniva perché in me non v’era spirito di umiltà e virtù… », e aggiungeva: «Quando non potevo altro, andavo a far orazione per queste tali… ».
Quanti insegnamenti preziosi!
Così iniziò i primi anni di consacrazione. Per tutta la sua vita camminerà sulla strada della croce, dei patimenti, per amor di Dio e la salvezza delle anime. Dirà frequentemente: «Croce e patimenti son gioie e son contenti». Quante volte ripeterà: «Mio Dio! Anime! Vi chiedo anime! », e una voce gli rispondeva: «Comprale con i soldi del patire». E Veronica, stendendo le braccia, mostrando le mani, i piedi e il suo cuore, disse: «Signore, le ho comprate. Sono tua vittima. Crocifiggimi!»,
Questo periodo che segue i primi anni di formazione, sarà delimitato da due notevoli fenomeni di ordine corporale: la coronazione di spine (4 aprile 1681) e la stimmatizzazione (5 aprile 1697). In questo tempo Veronica svolgerà diversi compiti e servizi: trasportare l’acqua del pozzo, infermeria, cuoca… e sarà eletta per due trienni maestra delle novizie.
È caratterizzato inoltre dal fatto che Veronica, nel suo zelo giovanile, andrà alla ricerca delle penitenze più eclatanti per risponder a tanto amore con il quale Dio la ricolmerà.
Dirà lei stessa: «…così, non sapendo cosa fare, cominciai a disciplinarmi…», definendole come «pazzie che mi faceva fare l’amore» fino alla “stravaganza”: grida, canta, suona la campana fuori tempo, invita le consorelle, corre per l’orto nelle ore profonde della notte, sale sugli alberi per invitare i peccatori a convertirsi… fuori di sé senza poter contenere i suoi impeti.
Mentre accenneremo alle sue mortificazioni volontarie nella seconda parte di questo libretto, diamo ora uno sguardo veloce a quelle che il suo Sposo Crocifisso le chiese o le assegnò per confermarla e unirla sempre più a Sé, interiormente ed esteriormente. Ci sarà impossibile poter riferire anche il minimo necessario per far immergere i devoti lettori nel concetto importante di “Amore-dolore” nella sua vita, ove ripeterà spesso: «La scuola dell’amore, del vero amore, è il patire… e il libro non è altro che Cristo Crocifisso».
Perciò elencheremo solamente certi punti, invitando alla lettura di libri più esaurienti sulla vita della santa:
– Gesù le chiese di cibarsi solo di Lui (e le ottenne il permesso della Comunione quotidiana, mentre allora si prendeva due volte per settimana). Davanti al rifiuto dei superiori lo mitigò a pane ed acqua. E non ottenendo nemmeno quello, fece sì che il suo stomaco rifiutasse e vomitasse ogni altro cibo, finché i superiori accettarono.
-Le chiese di andare scalza; e davanti al rifiuto dell’autorità che temeva la singolarità, gli si gonfiarono inspiegabilmente i piedi… la medicina proclamò la sua impotenza… cadde la resistenza, e venne il permesso…
– Le fece bere tante volte il calice amaro del Getsemani, talmente che tutto quello che la circondava diventava di una amarezza mortale: cibo, acqua, aria… fino allo svenimento… arrivando a piangere lacrime di sangue… e a soffrire febbri mortali.
– La coronò di spine, misticamente, innumerevoli volte, causando gonfiore anormale di testa, che i medici non facevano che aggravare con i loro metodi strazianti di cura… spine che entravano nel cranio, nella testa, nelle tempie, nelle orecchie, negli occhi… fino a farla cadere per terra come morta: «Sentirai quasi per tutta la vita queste spine», le dirà Gesù alzandola.
– Flagellazione da mani invisibili fino a far scorrere il sangue per terra…
– Appoggiarle la Sua pesantissima Croce sulla spalla, fino a che l’osso ne resterà incavato, come attesterà l’autopsia…
– La ripetizione della mistica e tremenda “confessione generale”, dove le si crepava il cuore per la visione delle sue offese a Dio, con un’angoscia mortale che offriva per la conversione dei peccatori, specialmente di quelli che trovavano difficoltà ad avvicinarsi al sacramento della Penitenza … pagine che meritano di essere lette, rilette e meditate.
– E in un elenco di favori speciali ricevuti dal Signore stesso in un’ulteriore visione dell’8 settembre 1701, troviamo tra l’altro:
– cinquecento volte ha rinnovato per lei il dolore del cuore perforato dalla lancia, ferendola 100 volte con una ferita segreta (e qualche volta visibile, testimoniata dal vescovo, dal medico … )
– trentatré volte le fece subire appieno i supplizi della Sua Passione, facendole sentire e vedere nettamente i tormenti che Egli aveva sopportato, grazia che dona unicamente alle anime elette e privilegiate.
-venti volte le è apparso con apparizioni corporali tutto ferito ed insanguinato …
Ma troviamo anche le consolazioni.
– sessanta volte le ha rinnovato la celebrazione delle Divine Nozze.
– tre volte si è distaccato dalla Croce per stringersi al petto Veronica.
– nove volte le ha accostato la bocca alla ferita del Suo Sacratissimo Cuore.
– cinque volte le ha dato da bere il liquore che sgorgava dal Suo Sacro Costato.
– quindici volte le ha lavato il suo cuore con il Sangue del Suo Sacratissimo Cuore.
– dodici volte le ha tolto il suo cuore dal petto per purificarlo dalle piccole macchie.
– duecento volte l’ha abbracciata, con abbracci d’amore, a prescindere da altri abbracci illuminanti che sono quasi continui.
-E l’ha illuminata innumerevoli volte con lumi interiori attorno alle Virtù e ai Sacramenti, al peccato, alla conoscenza di Dio e alla conoscenza di se stessa.
Questo elenco si riferisce a ventisei anni prima della morte! Lei stessa dirà: «Perché contarle! Non finiremo più».
E per meglio valutare, ricordiamo che le più grandi sante e santi mistici hanno vissuto solo qualche volta ciò che lei viveva così frequentemente e familiarmente.
Malgrado questo continuo patire (talmente che il vescovo e il confessore non hanno nemmeno potuto sopportare di continuare la loro testimonianza oculare, fuggendo davanti all’orrore di certe scene della passione che erano riprodotte in lei), Gesù, Nostro amatissimo e benignissimo Redentore e Salvatore, le disse: «I tuoi dolori non sono che una scintilla dalla fornace della Mia Passione».
O immensità dell’Amore Divino! C’è veramente da rimanere muti e annichiliti davanti a tanto amore di Dio per noi, confermato da tanto dolore che Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, ha voluto soffrire per noi. Chiediamo e supplichiamo perciò Iddio, per i meriti di Maria Santissima Addolorata e per i patimenti di santa Veronica di concederci “la grazia delle grazie”: aborrire il peccato, meditando i suoi tragici effetti in noi e sull’umanità intera.
Chiediamo e supplichiamo perciò Iddio, per i meriti di Maria Santissima Addolorata e per i patimenti di santa Veronica di concederci “la grazia delle grazie”: aborrire il peccato, meditando i suoi tragici effetti in noi e sull’umanità intera.
Ricordiamo che è in questo primo periodo che il padre Bastianelli, allora confessore del monastero, le diede, in aprile 1693, l’obbedienza di iniziare a scrivere il Diario, obbedienza riconfermata più avanti dal vescovo.
Questa fase culminerà il 5 aprile 1697, Venerdì Santo, con la stimmatizzazione esterna: cinque raggi, come dardi infuocati, uscirono da Gesù Crocifisso e le perforarono le mani, i piedi e il costato, e la resero crocifissa con Il Suo Sposo Crocifisso.