INTRODUZIONE
Ora che i navigatori hanno potuto, in un certo senso, “toccare con mano” il livello di santità più unico che raro di questa serafica Santa, e scorgere l’immensità delle ricchezze divine nascoste nella sua vita e nel suo Diario, condivideranno con padre Iriarte che «davanti al caso Veronica Giuliani, non si può avere né l’atteggiamento di una pseudo-spiritualità che corre dietro lo straordinario, né dello scienziato che non riesce a percepire altro che quadri clinici, ma dobbiamo avere l’atteggiamento di Mosè davanti al roveto che ardeva senza consumarsi: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo” (Es 3, 3).
Condivideranno anche il suo affermare che: “l’estatica cappuccina di Città di Castello è un caso a sé anche tra i santi.
Lo è, anzitutto per la molteplicità e singolarità delle sue esperienze mistiche: non c’è fenomeno animico o corporeo, dei registrati nell’agiografia, che essa non lo abbia provato e descritto; ed è stata favorita da altri assolutamente inediti. Eccezionale è anche la sua vocazione alla partecipazione ai patimenti di Cristo e al mistero del dolore… nessuno ha gioito e patito cosi intensamente».
Ora possiamo iniziare a cogliere la portata della parola del card. Palazzini: «La missione di Santa Veronica ha ancora da iniziare nella Chiesa» che questa seconda parte renderà ancora più evidente; una missione che il Signore stesso ha indicato così: «Che pensi? Questi scritti hanno da andare in tutto il mondo, per la mia gloria e per profitto delle anime» (Diario). Perciò afferma ancora: «Quello di Veronica è un grande messaggio profetico che sembra proprio riservato ai nostri tempi: per correggere pericolose deviazioni di chi va alla ricerca di un Cristianesimo senza Croce, di chi si adagia voglioso nell’abbondanza di quei beni di consumo di cui Cristo ha predicato la moderazione per tutti, e la rinuncia per i forti» (Card. Palazzini).
Ma è anche, e soprattutto, un messaggio profetico contro il razionalismo e l’illuminismo che, consapevolmente o no, cercano di svuotare la fede della sua dimensione soprannaturale: la ragione rimane sconcertata davanti all’irrompere del Divino nel quotidiano vissuto e scritto della Santa, in fenomeni corporei innegabili, inspiegabili, ripetuti. È Dio stesso che tramite una donna inoffensiva ha voluto confutare, già da allora – e a maggior ragione oggi – il razionalismo fino a renderlo ridicolo davanti all’evidenza. Se è vero che la fede e la ragione non si contraddicono, è altrettanto vero che la ragione è un dono di Dio a servizio della fede ma deve riconoscere i suoi limiti e chinare la testa davanti al Divino.
Anche la Lumen Gentium asserisce che “nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta agli uomini in una viva luce la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci dà un segno del suo Regno… ” (n. 50).
La dottrina espressa nel Diario ci spinge a dire:
– Quanto ci è necessario oggi il suo esempio di fede assoluta nell’obbedienza a Dio e alla Sua Santa Chiesa; già come maestra, insegnava alle novizie il Catechismo prima ancora della spiritualità propria; scriveva con fermezza: «Credo ciò che crede la Chiesa Romana»; ma specialmente l’obbedienza ai rappresentanti di Dio: superiori, confessori e autorità ecclesiale che lei chiamava «vice-Dio in terra», tanto che, per esempio, la ferita del suo cuore si apriva e chiudeva secondo il volere dell’obbedienza, e che le scene della Passione si rinnovavano a volontà dei superiori… fino a guarire e a morire – come abbiamo visto – per obbedienza; per lei l’obbedienza al confessore diventò come «il sigillo della fedeltà a Dio e a Maria Santissima», fino a firmare col nome di “figlia dell’obbedienza“.
– E quanto ci è necessario approfondire la sua umiltà: così santa, ricorreva all’intercessione dei santi, supplicandoli; vedendo il suo “nulla” davanti a Dio, si considerava indegna di stare con le sorelle, a maggior ragione di essere badessa. Quanto gli costava scrivere di sé nel Diario, e quanto si vergognava di «questi segni esteriori», ossia delle stimmate, chiedendo a Dio di nasconderle; cercava davvero la strada del nascondimento… Beata lei! Quanti insegnamenti per l’uomo vanitoso, superbo di oggi, che va alla ricerca del potere, della stima, della vanagloria… Le disse una volta Maria SS.: «Figlia mia, sappi che, quando venne l’angelo Gabriello a darmi questo annunzio, da parte di Dio onnipotente, io stavo nella cognizione della mia bassezza e viltà; ed è questo l’esercizio che do a te. Sta sempre avvilita e annichilita sotto tutti, come vile fango e polvere».
– Quanto ci è necessario il suo amore e fedeltà alla santa povertà, che le è costata tante ostilità e incomprensioni… ? Quando trovava degli abusi, sentiva spesso i rimproveri di san Francesco e di santa Chiara: allora usava sia la dolcezza, sia la fermezza, sempre con prudenza, e trionfava… Considerava la povertà come la condizione essenziale per arrivare all’amore. Il suo esempio è un rimprovero vivente alla ricerca del benessere e all’abbondanza nella quale si vive oggi, spesso anche tra i religiosi.
– Quanto ci è necessaria la sua devozione e pietà:
- alla Santissima Trinità, già da bambina, come abbiamo visto, fino a meritare di essere chiamata da Maria Santissima «Figlia del Padre, Sposa del Figlio, Discepola dello Spirito Santo». Scrive la Santa: «Nel fare l’adorazione alla SS. Trinità l’anima mia fu confermata per figlia, sposa e discepola delle tre Divine Persone… ».
- E alla Santissima Eucaristia, questa «grande invenzione dell’amore», come la chiamava, alla quale ricorreva per chiedere le grazie più difficili, ottenendo la licenza di riceverla ogni giorno; e quante volte l’ha ricevuta dalle mani degli Angeli… o di Maria SS.ma… Bisogna specchiarci nel Diario per capire con quanta poca riverenza e troppa superficialità avviciniamo oggi il Sacro, e con quanta poca fede nella presenza reale e operante di Dio in questo mirabile Sacramento, fino al limite della desacralizzazione…
- Quanto era importante per lei il modo di riceverLo!… tutti i frutti spirituali dipendevano da ciò. Diceva: «Ogni qualvolta che Lo riceviamo nel Santissimo Sacramento, Iddio rinasce nelle anime giuste che di cuore Lo servono e Lo ricevono con purezza». Basta ricordare che era rapita in unione con Dio quasi dopo ogni Comunione …
- E che dire della sua preghiera? Quanto cercava di perfezionarla! Basta ricordare che vide, una notte, il Signore che le stava seduto accanto in coro recitando con la comunità il mattutino,
visto solo da lei; Gesù ha offerto quella preghiera in riparazione delle mancanze e imperfezioni commesse dalla Santa nella preghiera liturgica dell‘ufficio divino…
Ma sarebbe troppo lungo andare avanti. Perciò, ci soffermeremo in questa seconda parte su quattro aspetti che ci sono parsi, accanto alla confutazione del razionalismo, i più attuali e necessari: